Nello spazio ristretto del polso
Dico di te adesso. Subito.
Come fosse pronta una partenza.
E intanto getto avanzi, lavo piatti,
riciclo i ricordi. E dico di te adesso
che mezzogiorno si avvicina.
Forse dopo mi risponderai,
ché prima passa il treno delle 15:34,
ché prima scende il caffè in un bicchiere
di plastica, ché forse prima piove
questo solo era previsto non tu.
Tu sei quella luce particolare
del giorno che filtra dai vetri
— piccola foglia di tè e destino —
e graffia la pelle, ma piano,
che non possa avvertire dolore.
La gentilezza ti si addice
e se un giorno potessi entrare
nella tua vita mi precederesti,
per aprirmi la porta con un gesto
dalla grazia innata. Ma tu nascimi
adesso, qui, nello spazio ristretto
del polso e fatti piccola vena azzurra
e linea della vita a disegnarmi addosso
ragnatele di sguardi timidi e galanti.
Il niente a riempirci di paglia
apri gli occhi e guardami:
fa male rinascere, quasi come
sopportare la vita senza fede
o morire continuando a respirare
apri gli occhi e toccami:
sono fatta di carne e sangue
e ossa incastrate per miracolo
secondo un folle progetto divino
(se fossimo bambole sarebbe
il niente a riempirci di paglia)
io intanto raccolgo le foglie
che l’autunno dimentica
e ti aspetto muta dove il bosco
s’abbandona al cielo
Tu scrivi come una rondine
“Oh, lui parlava fitto e innamorato
come una rondine stellata,
pieno di germi d’addio.
[...] e con le mani sfiorava i miei libri,
invece del volto […]”
(Alda Merini, Il gergo di Manganelli,
in La palude di Manganelli o il monarca del re,
Edizioni La Vita Felice, Milano, 2000)
Tu scrivi come una rondine
votata agli arrivi brevi e alle partenze
frugali, di quelle che non fanno rumore
mai, se non dentro il mio stomaco
stanco di chiedere ragione di tutto.
Tu arrivi a primavera nello stesso
nido, tra le stesse mani di sempre;
io misera strega priva di misura
ti ho rubato la voce e non il fiato
(seme rapito dal vento).
E ti chiedo: possiamo scegliere noi
la direzione del vento o dobbiamo
farci trasportare come ali assonnate?
Sai, anche le rondini s’abbandonano
ogni tanto, come chi legge poesie
e fruga tra le nuvole in cerca del sole.
Pietra e polvere oggi questo
cielo invadente, ma ho le mani libere
a raccoglierti le piume, per farti alzare
immenso in volo e recluderti dentro
i miei occhi ruvidi e tristi.
Il latte caldo d’una pietra trasparente
Ho un coltello infilato
nella schiena: dolore sottile
e dolcissimo, simile a vento caldo
che sfiora declivi d’erba spina.
È d’acqua lenta il mio corpo,
in caduta libera e leggera
per non disturbarti il passo,
affranto in un pianto di brina e stelle.
S’attarda la voce del bosco
a osservare una pietra di latte,
che s’offre ai tuoi occhi distratti
e persi altrove, forse a inseguire
un pensiero o una presenza antica
quanto il declino del mondo.
Raccoglimi a coppa, che possa
sentire un abbraccio diverso, fatto
di piume e piccoli sassi infilati
nelle scarpe: per non dimenticare
che qui — proprio qui — due anime
infilate nello stesso uovo, schiena
contro schiena, berranno il latte
caldo d’una pietra trasparente
e divina — di un Dio misericordioso.
Grani di terra i tuoi passi
“La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie… ”
(Pablo Neruda, Posso scrivere i versi più tristi stanotte)
Ci fu un tempo in cui fummo
e ora non più. Era quando ti contavo
i passi anche se non ti conoscevo
e li mettevo in tasca: grani di terra
a invocare la pioggia misericordiosa
come carezze per me sola.
Il mio cuore era bianco, il tuo non so.
Secoli immemorabili sono passati e
solo adesso ti ritrovo: tristezza negli occhi,
gentilezza sulle labbra e una parola
buona per me, per tutti forse.
Il mio silenzio è una curva soffice
dove farti reclinare il capo e sussurrarti
di non avere paura, ché tutto passa
come sabbia trasportata dal vento.
E svuoto la mia tasca: grani di terra
i tuoi passi d’allora, il mio cuore bianco
e qualche poesia tra le tue grandi mani.
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Lorella De Bon pubblica regolarmente poesie in Rete, sotto lo pseudonimo di CRISalide. Dal portale culturale «Writers.it» è possibile scaricare un suo e-book di liriche.
Altri suoi componimenti e lavori in prosa compaiono in svariati volumi, fra cui Avere un nome, Liberodiscrivere, Genova, 2003 (antologia con prefazione di don Ciotti); Le FiumIdee, Liberodiscrivere, Genova, 2004 (antologia presentata alla Fiera internazionale del libro di Torino); Poetici Orizzonti, volume IV, Aletti Editore, Villanova di Guidonia, 2004 (antologia); Ti bacio in bocca. Antologia di poesia erotica al femminile, LietoColle, Faloppio, 2005; Navigando nelle parole, volume XVII, Edizioni Il Filo, Roma-Viterbo, 2005 (antologia); I Poeti del Web 2004, Carello Editore, Catanzaro, 2005 (antologia); Briciole di senso, Casa Editrice Montedit, Melegnano, 2005 (antologia); Dizionario dei poeti, Pagine, Roma, 2005; ES temporanea. 24 donne per un romanzo, Liberodiscrivere, Genova, 2005 (romanzo collettivo con prefazione di Gabriella Falconi); Il velo della notte, Liberodiscrivere, Genova, 2006 (antologia di fiabe, miti e racconti fantasy); Ucronie per il terzo millennio, Liberodiscrivere, Genova, 2007 (antologia di racconti fantascientifici).
Per l’Associazione “Terre Sommerse” di Roma, ha curato un’antologia di poeti vari, dedicata ad Alda Merini; il volume s’intitola Nata il 21 marzo. Un seme nella terra, un fiore di poesia ed è uscito nel 2006, con una prefazione della stessa Merini.
Il 18 novembre 2004 una sua poesia (Sala d’attesa i giorni) è stata letta durante la trasmissione di Rai Tre Cominciamobeneprima.
Ha vinto l’VIII edizione del Concorso di poesia “Lino Negri” e la IX edizione del Premio “Alessio Di Giovanni”.
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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