Questo è sicuro
chi comanda la corsa
ha un bel vantaggio.
Fare miracoli
non è di questo mondo
eppure provaci.
Tutto è possibile
se mente e cuore hai liberi
e l’occhio aguzzo.
Al Sacro Cuore
su quelle scale bianche
vidi le muse.
Amici cari
non è questo il momento
di dirvi addio.
Non è l’amore
che fa girare il mondo
però che bello.
Gira e rigira
la legge del più forte
non è imbattibile.
A cose fatte
lo stupore lo invase
che bello vivere.
Che libertà
scrivere in modo nuovo
ora respiro.
Sono felice?
Non mi manca la gioia
eppure tremo.
Niente da dire
sconfinata bellezza
sparsa dovunque.
Sono sicuro
sarà un fragore immenso
quel che ci aspetta.
No non lo accetto
che sian le Gregoraci
il suo modello.
Sarebbe meglio
saper cosa ha nel cuore
ogni persona.
Di Pavarotti
“ritorna tutti gli anni”
è il più bel canto.
Sai cosa è saggio?
Convivere coi guai
senza cipiglio.
Si guardò dentro
sembrava tutto pesto
tutto normale.
Solo nei sogni
la felicità vera
talora appare.
Io me la prendo
troppo per cose sciocche
in alto il cuore.
Non sono in vena
per nobili pensieri
sto rasoterra.
No non capisco
quello che posso fare
per aiutarlo.
Che trovi pace
è la cosa migliore
che può accadergli.
Bisognerebbe
trovare tutti pace
ma è una parola.
Non aver pace
è il destin degli umani
al giorno d’oggi.
Volare alto
mi piacerebbe tanto
ma altro preme.
Ogni mattina
liberarsi dai lacci
e camminare.
A quanti trucchi
bisogna far ricorso
per sopravvivere.
Giusta ambizione
di farmi incoronare
in un certame.
No non va bene
tirare sempre in ballo
il verbo “devo”.
Certi momenti
non cerco poesia
ma sicurezza.
«Oh Dio del cielo»
— gridò — «è mio marito».
E fu l’orgasmo.
Restare al passo
con il mutar di tutto
regola d’oro.
Cosa ti manca
tra l’orto ed il giardino
non sei felice?
Raggio di luce
s’inerpica nel grigio,
filo d’Arianna.
Dicono in Francia:
«Tout passe tout casse tout lasse».
Si può dir meglio?
Sono irrequieto
s’affollano ombre nere
e non scintillo.
Sul cornicione
un turbinio di penne
ad incantarmi.
Di nostre lotte
tra tegole e balconi
sa tutto il gatto.
Sui tetti il sole
sfolgora, timorosi
che pioggia scrosci.
Penne d’uccello
penetrarono in casa
a sollevarmi.
Qui solo tetti
per farmi immaginare
monti e boscaglie.
Nel grigio ottobre
la gente stretta al chiuso
manda scintille.
Se entri in Rete
fiumane di scritture
è un’alluvione.
Amici cari
finché non è novembre
in alto i cuori.
Solo et pensoso
i rumori assordanti
vo tollerando.
La sola cosa
a cui non penso mai
è sempre quella.
No non lo sento
lo strepitio urbano
l’ho assimilato.
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Leandro Piantini (poeta, saggista e critico letterario) collabora con il periodico «L’Indice dei libri del mese» di Torino e conduce un corso di scrittura creativa presso il Circolo Arci “Raffaello Andreoni” di Firenze; negli ultimi anni ha svolto un’intensa attività di conferenziere e presentatore di libri in svariate sedi culturali sia di Firenze che della Toscana e, dal 2004, è nella giuria del Premio “Pisa”.
Suoi testi (articoli, recensioni, liriche) sono apparsi non solo sui quotidiani «Paese Sera» e «il Giornale» di Indro Montanelli, ma anche sulle riviste «Paragone», «La Rassegna della Letteratura italiana», «Forum Italicum», «Il Ponte», «Nuova Antologia», «Studi Filosofici», «Linea d’ombra», «Il Cristallo», «Caffè Michelangiolo», «il Portolano», «Erba d’Arno», «Interpretazioni», «Quasi», «Collettivo R» e «Salvo imprevisti».
Ha pubblicato saggi su Giovanni Verga, Federigo Tozzi, la narrativa toscana del Novecento, Cesare Zavattini, Vasco Pratolini, Vitaliano Brancati, Carlo Cassola, Luciano Bianciardi, Pier Paolo Pasolini, Paolo Volponi, Furio Jesi, Goffredo Parise, Gianni Celati, Anna Maria Carpi, Luigi Baldacci, Jorge Luis Borges, Arthur Schnitzler, Albert Camus.
Ha tenuto corsi e seminari sulla letteratura italiana del Novecento per i Comuni di Firenze, Empoli (Firenze), Scandicci (Firenze), Sesto Fiorentino (Firenze), San Casciano (Firenze), Greve In Chianti (Firenze), San Miniato (Pisa), Prato e Chianciano Terme (Siena).
Nel 1999 ha contribuito come poeta, recitando propri componimenti, alla manifestazione “Scuole di lettura in biblioteca”, organizzata dal Ministero dei beni culturali presso la Biblioteca nazionale di Firenze.
Fra i suoi numerosi studi, sono usciti in volume i due qui di seguito menzionati: Presenza di Tozzi nella cultura italiana del primo Novecento, Liviana Editrice, Padova, 1970; Io e Van Gogh. Zavattini e il sogno di un film, Nuova Edizioni del Gallo, Roma, 1991.
Ha dato alle stampe tre raccolte di versi: Il duello, prefazione di Giovanni Raboni, Edizioni dell’Erba, Fucecchio, 1997, con il quale ha vinto il Premio “Giuseppe Giusti” a Monsummano Terme (Pistoia) nel 1999; Tempo che verrà, Florence Art Edizioni, Firenze, 2001, che (presentato presso la Fondazione “il Fiore” e nell’ambito di “Novecento — Pianeta Poesia”) è stato finalista al Premio “Viareggio” nel 2002 e si è piazzato secondo al Premio “Pisa” di quell’anno; Cinquanta sonetti, Edizioni del Leone, Spinea, 2007.
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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