Una recensione
a cura di Lucia Visconti
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“Vorrei stare come/ un fenicottero rosa con/ zampe lunghissime/ che slittano a pelo/ dell’acqua per distanziarla/ e collo snodabile/ per raggiungerla ancora”.
Appare immediato: in Brunella Bruschi, notissima e impegnatissima scrittrice, corpo e parola sono tutt’uno.
Ciò che germina nell’intelletto — visione filosofica della vita — diviene parola generata e generante.
Il flusso del pensiero esprime il contenuto delle liriche, esso stesso in fieri.
“Non correggere i pensieri/ col bianchetto, stampali coi/ segni rossi e blu così/ che fioriscano petali di possibilità/ e soluzioni di continuità per/ fermarsi ogni tanto a guardare/ ciò che permea l’orizzonte, ciò/ del confine oltre”.
E di seguito: “L’acerbo pomo distillerà/ i suoi fragranti umori/ sotto il sole/ e la luna./ La poesia ha bisogno del cielo/ e della terra/ dalle salde radici”.
Maturità di forma, originalità di metafore, ampio lessico, rivelano a colpo d’occhio, l’autrice, persona intrisa di cultura: dalla classica alla contemporanea.
Non di semplice lettura, quindi, Lune persuase, per chi non abbia raggiunto cime di conoscenza, anche nell’uso dell’enjambement e della scarsa punteggiatura.
Tuttavia i versi lasciano l’impronta del vero talento che invoglia ad approfondire la comprensione.
Ricorrono nelle quattro parti del testo, gli elementi primordiali: terra-pietra, acqua-mare, aria-soffio. Il fuoco è assente, ma solo in apparenza. L’ardore per la poesia — uno con la vita stessa — trabocca in “vi lascio attendere alle porte./ Se mi viene a trovare la poesia […]/ Resto a lungo nel buio ad occhi/ chiusi e vorrei entrare ignorandola/ ma il torpore di lontano si dissolve/ e il mondo incalza rendendo/ di corpo le parole. Vi lascio/ attendere e vi desidero, ho nostalgia/ del fiato che torna con voi alle/ mie figure ma devo restare/ nella pelle del reale e allineare/ questi figli con pazienza”. Così come nella tenerezza tutta femminile: “Ti chiedo di venire/ a passeggiare come allora, ti invento/ una festa nella casa grande e invito/ i tuoi amici. In un mobile ho lasciato/ una serie di doni graziosi che/ distribuisco mentre voi giocate…/ e poi ripongo felice/ gli avanzi della cena nel frigo”.
In definitiva, il motore nascosto della penna della Bruschi è una consegna di gioie, paure, conquiste esperienziali. Per questo, non posso impedirmi di citare “mi è cresciuto dentro/ uno spazio nuovo/ un respiro profondo/ che non c’era; si sono/ allineati il dolore, la/ pietà, il perdono e non/ so più guardare senza/ trovarli insieme”.
Lucia Visconti
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Le immagini sono (C) Carlo Peroni 2001
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